LE DISUGUAGLIANZE DI SALUTE IN ITALIA: UNA QUESTIONE DI EQUITÀ
Sintesi
In Italia, la presenza di un SSN a vocazione universalistica assicura una salute equamente distribuita nel rispetto dell’Articolo 32 della nostra Costituzione evitando diseguaglianze di salute? Un recente studio sistematico condotto dal Subnational Burden of Disease Collaborator Group ha analizzato in dettaglio lo stato di salute in Italia mettendo in evidenza notevoli diseguaglianze tra le regioni italiane dal 2000 al 2021. Un altro studio ha mostrato che, come conseguenza, le spese sanitarie out of pocket possono spingere le famiglie sotto la soglia di povertà, soprattutto nel Mezzogiorno.
Introduzione
Ormai qualche anno fa Sir Michael Marmo, epidemiologo britannico, scrisse “La salute disuguale" dove esplorava le disuguaglianze sanitarie esistenti sia tra diversi paesi sia all’interno di uno stesso paese, evidenziando come siano strettamente legate alle disuguaglianze sociali. Dimostrò come alcuni fattori come il reddito, il livello d’istruzione, la posizione lavorativa ma anche le relazioni sociali influenzino significativamente la salute e l’aspettativa di vita delle persone.
Marmot, nel suo testo, sostiene che affrontare i determinanti sociali della salute sia essenziale per creare una società più equa e migliorare il benessere generale della popolazione.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha da sempre posto grande attenzione al tema delle diseguaglianze di salute, considerandole ingiuste, evitabili e inaccettabili. Questo concetto è centrale nei documenti strategici dell’OMS, in particolare nel lavoro della Commissione sui Determinanti Sociali della Salute. L’OMS precisa che le diseguaglianze di salute sono sistematiche e legate a fattori sociali, economici e ambientali. Individua tra i determinanti sociali della salute (SDH) oltre al reddito, istruzione, occupazione, ambiente in cui si vive e inclusione sociale anche il sistema sanitario e l’accesso ai servizi sanitari attribuendo agli stessi un ruolo primario nel determinare gli esiti sanitari individuali e collettivi.
In Italia, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è configurato come un insieme di Sistemi Sanitari Regionali (SSR). Il sistema sanitario è di fatto articolato e differenziato tra le regioni sia sotto il profilo organizzativo che economico-finanziario. Il principio fondante è quello per cui tutti hanno diritto ad essere curati gratuitamente, indipendentemente dal reddito e dalla provenienza, basandosi quindi sulla solidarietà, sull’equità e sulla universalità. Ma, la presenza di un SSN a vocazione universalistica assicura una salute equamente distribuita nel rispetto dell’Articolo 32 della nostra Costituzione evitando diseguaglianze di salute?
Il recente studio sistematico condotto dal Subnational Burden of Disease Collaborator Group, ”State of health and inequalities among Italian regions from 2000 to 2021: a systematic analysis based on the Global Burden of Disease Study 2021 “ e pubblicato su Lancet Public Health 2025 ha analizzato in dettaglio lo stato di salute in Italia mettendo in evidenza notevoli diseguaglianze tra le regioni italiane dal 2000 al 2021I parametri analizzati hanno incluso l’aspettativa di vita (LE), l’aspettativa di vita corretta per lo stato di salute (HALE), gli anni vissuti con disabilità (YLD), gli anni di vita persi (YLL) e gli anni di vita corretti per la disabilità (DALY), osservati a livello nazionale, macroregionale* e subnazionale.
*Nordovest : Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia; il Nord-Est : PA di Bolzano, PA di Trento, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e l'Emilia-Romagna; il Centro : Toscana, Marche, Umbria e Lazio; il Sud : Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria; e le Isole : la Sicilia (Sicilia) e la Sardegna (Sardegna).
Aspettativa di vita (LE)
In Italia, la speranza di vita alla nascita è globalmente aumentata da 79,6 anni nel 2000 a 83,4 anni nel 2019. È scesa a 82,2 anni nel 2020 ed è aumentata leggermente nel 2021 (82,7 anni), ma non ha raggiunto i valori pre-pandemici. I maggiori miglioramenti sono stati dovuti alla riduzione della mortalità da neoplasie (aggiungendo 1,0 anni all'aspettativa di vita) e della cardiopatia ischemica ([IHD] aggiungendo 0,9 anni.
Il Nord-est (con un aumento di 4,4 anni) ha registrato il maggiore incremento nell’aspettativa di vita, seguito dal Nord-ovest (con un aumento di 4,3 anni).
Aspettativa di vita in buona salute (HALE)
Sono state riscontrate differenze marcate tra le aree geografiche, con le regioni settentrionali che hanno raggiunto valori di HALE più elevati rispetto alle macroregioni del Sud e delle isole. Nel 2021, le macroregioni Nord-Ovest, Nord-Est e Centro hanno registrato tutte un miglioramento rispetto ai valori pre-pandemici, mentre l’HALE ha continuato a diminuire nel Sud.
Anni vissuti con disabilità (YLD)
In Italia, gli YLD per tutte le età sono leggermente aumentati. In generale, sono sempre più bassi nelle macroregioni del Sud e delle Isole rispetto alle regioni del Nord-Est, del Nord-Ovest e del Centro. In particolare, la Liguria, la regione con la popolazione più anziana del Paese, ha mostrato valori di YLD per tutte le età più elevati nell’intero periodo per entrambi i sessi. Nel complesso, le tre principali cause in tutte le età sono state lombalgia, le cadute e i disturbi emicranici.
Anni di vita persi (YLL)
Nelle cinque macroregioni, al primo posto per YLL le malattie cardiovascolari, disturbi neurologici (aumento Alzheimer) e tumori, mentre il diabete figurava tra le prime dieci cause in tutte le macroregioni, tranne che nel Nord-Ovest . La Liguria, la regione con la popolazione più anziana, ha mostrato il più alto carico YLL sia per gli uomini che per le donne.
Gli YLL standardizzati per età mostrano che il carico di mortalità più elevato è a carico delle macroregioni del Sud e delle Isole, con l'ictus ischemico come causa principale di YLL . Con la standardizzazione per età, le tre principali cause di carico di mortalità per gli uomini sono rimaste invariate, mentre il cancro al seno è emerso come causa principale di YLL per le donne .
Anni di vita corretti per disabilità (DALY)
I DALY per tutte le età sono diminuiti nella maggior parte delle regioni, con il calo maggiore in Valle d'Aosta. Tuttavia, le regioni del Sud e delle Isole hanno mostrato DALY in leggero aumento o stabili. La maggior parte delle regioni ha mostrato un trend decrescente dal 2000 al 2010, seguito da un appiattimento delle curve, più pronunciato nella popolazione femminile e nel Sud e nelle Isole. Il trend è ulteriormente peggiorato intorno al 2015. La diminuzione complessiva dei DALY è stata principalmente attribuibile a una riduzione del carico mortale per malattia, poiché gli YLD sono rimasti relativamente costanti nel tempo.
L'IHD è stata la causa principale di DALY sia nel 2000 che nel 2019, nonostante un trend in calo. L'aumento maggiore è stato riscontrato per il carico di DALY dovuto al morbo di Alzheimer e ad altre demenze.
Spesa sanitaria familiare
La percentuale di spesa sanitaria familiare pro capite è aumentata dal 2000 al 2019 per tutte le regioni e macroregioni . Le macroregioni più ricche, come il Nord-Est e il Nord-Ovest, mostrano percentuali di spesa più elevate rispetto al Sud e alle Isole durante l'intero periodo.
La difficoltà di compensare l’insufficienza dei servizi sanitari con spese vive è particolarmente evidente nelle famiglie che vivono nelle regioni del Sud e delle Isole, che tendono a rinunciare alle cure mediche (nelle aree meno ricche del Paese, un numero maggiore di famiglie non può permettersi di compensare e la loro minore percentuale di spesa indica una difficoltà nell’ottenere servizi sanitari adeguati).
Gli autori concludono che i risultati evidenziano sostanziali differenze regionali negli esiti di salute, determinate da una combinazione di fattori demografici, qualità dei servizi sanitari e disuguaglianze socioeconomiche. Nel complesso, le regioni settentrionali mostrano costantemente risultati migliori in termini di aspettativa di vita, HALE e YLL, il che può essere parzialmente attribuito a sistemi sanitari più avanzati e a una maggiore allocazione delle risorse. Al contrario, le regioni meridionali si trovano ad affrontare YLL e DALY standardizzati per età più elevati, riflettendo le sfide sistemiche nell’accesso e nella qualità dell’assistenza sanitaria.
Queste disparità riflettono la distribuzione non uniforme delle risorse socioeconomiche, della qualità dell’ assistenza sanitaria e dei modelli demografici, con diversi gradi di invecchiamento della popolazione tra le regioni.
Per superare il gradiente geografico, secondo gli autori la qualità dell’assistenza sanitaria e l’accesso ai servizi sociali e sanitari dovrebbero essere garantiti universalmente. La qualità dei servizi sanitari dovrebbe essere resa uniforme tra le diverse regioni italiane e le regioni con un prodotto interno lordo inferiore e una maggiore percentuale di famiglie per le quali i costi economici rappresentano il principale ostacolo all’accesso ai servizi sanitari, come nel Sud Italia, dovrebbero adottare politiche per ridurre tali barriere.
In un altro articolo pubblicato su Lancet Regional Health- Europe, “Catastrophe and impoverishment in paying for healthcare: the Italian case", è evidente come un aspetto critico delle diseguaglianze di salute riguarda l’impatto finanziario delle spese sanitarie sulle famiglie. Lo studio ha mostrato che le spese sanitarie out-of-pocket possono spingere le famiglie sotto la soglia di povertà, soprattutto nel Mezzogiorno.
Secondo i dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Statistica, infatti, 1,4 milioni di famiglie, ovvero il 5,4% del totale, devono effettuare pagamenti sanitari “catastrofici”. Inoltre, circa 521.000 famiglie (il 2% delle famiglie non povere) rischiano di impoverire per la spesa sanitaria. Queste statistiche sono in contrasto con i principi guida del Servizio Sanitario Nazionale italiano: universalità, equità e solidarietà.
Alla luce di queste evidenze, ricordiamo come l’OMS invita i governi e le istituzioni ad affrontare le cause strutturali delle diseguaglianze, rendere i sistemi sanitari più equi e accessibili, promuovere politiche intersettoriali e monitorare le diseguaglianze di salute.
Negli ultimi anni, diverse politiche nazionali hanno cercato di affrontare la questione dell’ equità, tuttavia, permangono criticità strutturali: sottofinanziamento del SSN, carenza di personale, disomogeneità regionali e carente valutazione di impatto in equità delle politiche sanitarie.
Le diseguaglianze di salute in Italia sono espressione di disuguaglianze sociali più ampie. Ridurle richiede dati solidi, governance multilivello, meccanismi redistributivi e politiche intersettoriali basate sull’evidenza. Solo così è possibile garantire equità e sostenibilità nel sistema salute, in linea con l’Agenda 2030 dell’ONU e le raccomandazioni dell'OMS.
Riferimenti
- Commission on Social Determinants of Health. A Conceptual Framework for Action on the Social Determinants of Health. Discussion Paper (Final Draft), April 2007.
- Maciocco G. “ I determinanti della salute. Una nuova, originale cornice concettuale “https://www.saluteinternazionale.info/2009/01/i-determinanti-della-salute-una-nuova-originale-cornice-concettuale/
- Naghavi M; GBD 2021 Italy Subnational Burden of Disease Collaborators. State of health and inequalities among Italian regions from 2000 to 2021: a systematic analysis based on the Global Burden of Disease Study 2021. Lancet Public Health. 2025 Apr;10(4):e309-e320. doi: 10.1016/S2468-2667(25)00045-3. PMID: 40175012; PMCID: PMC11962357.
- WHO Regional Office for Europe. "Healthy, prosperous lives for all in Italy", 2022.
- Maruotti A. Catastrophe and impoverishment in paying for health care: the Italian case. Lancet Reg Health Eur. 2025 Mar 1;51:101251. doi: 10.1016/j.lanepe.2025.101251. PMID: 40104394; PMCID: PMC11914790.
* quanto riportato non dovrà essere inteso o citato come riferibile alla posizione dell’Istituzione per la quale lavoro e sarà, pertanto, da intendersi come posizione e opinione personale.