Premessa
Riportiamo di seguito la lettera aperta del collega Massimo Di Muzio pubblcata su Infosec News, in reazione al riscontro di un cartello esposto al pubblico, che riportiamo nell’immagine sottostante, da parte del titolare della farmacia. Chiaramente si tratta di un messaggio “no vax”, inaccettabile per chi svolge un servizio pubblico per conto del SSN.
La lettera aperta
“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”
Caro collega, quando ho letto questo avviso affisso nella Tua farmacia della Regione in cui vivo, sono trasalito. La prima reazione è stata una rabbia indicibile!
Rabbia che mi ha indotto a elucubrare possibili interventi “legali”.
- decisamente il deferimento all’Ordine Provinciale, non per l’obiezione (potrebbe ad esempio essere legata all’insufficienza di spazio o alla mancanza di personale) ma per aperto contrasto con la posizione ordinistica;
- cordiale invito ai NAS di verificare la fondatezza di voci di medicinali scaduti in deposito, sulle temperature di conservazione nei frigo, sulla regolarità dei controlli di manutenzione, sull’osservanza delle disposizioni, sulla provenienza dei prodotti scontati messi in offerta;
- cortese invito ai Carabinieri per il controllo di eventuali consegne di medicinali a carico del SSN senza ricetta mutualistica “tanto poi passa il dottore a fine settimana per completare le ricette”. Richiederne intervento immediato, prima della obliterazione di eventuali appunti in agenda;
- attivazione della Guardia di Finanza per il controllo delle Tue posizioni fiscali e di quelle del Tuo personale;
- controllo da parte dell’Ordine dei crediti ECM;
- per par condicio, invito ai SI-Vax e alle persone di buon senso a mai più servirsi della Tua Farmacia e a diffidare dei Tuoi consigli strampalati;
- far conoscere ai lettori di questa lettera, al Ministero della Salute e a Te qual è il pensiero dell’ordine.
Passata la prima reazione, ho voluto provare una forma di dialogo attraverso questa lettera invitandoTi a riflettere su alcuni aspetti.
Ti ricordi del Giuramento che hai fatto?
Mi permetto di portarlo a conoscenza di coloro che non lo conoscono.
- di esercitare l’arte farmaceutica in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento, in scienza e coscienza e nel rigoroso rispetto delle leggi, dei regolamenti e delle norme di deontologia professionale;
- di difendere il valore della vita con la tutela della salute fisica e psichica delle persone e il sollievo della sofferenza come fini esclusivi della professione, ad essi ispirando ogni mio atto professionale con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, affermando il principio etico dell’umana solidarietà;
- di assistere tutti coloro che ricorreranno alla mia opera professionale con scrupolo, attenzione e dedizione, senza alcuna distinzione di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e nel più rigoroso rispetto della loro dignità;
- di affidare la mia reputazione esclusivamente alle mie capacità professionali e alle doti morali di cui saprò dare prova e di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio, la dignità e il decoro della professione farmaceutica.
Hai studiato materie scientifiche che dovrebbero averTi fornito un bagaglio culturale per elaborare una chiara visione critica “con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, affermando il principio etico dell’umana solidarietà” per “assistere tutti coloro che ricorreranno alla mia opera professionale con scrupolo, attenzione e dedizione”.
Forse non avrai basi di bioetica, caro Collega, ma hai deliberatamente negato l’ippocratiano principio di non maleficenza (primum non nocere) a chi a Te ricorreva.
Sicuramente il celebrato Dante non Ti metterebbe nell’Antinferno, tra gli ignavi “Questo misero modo tegnon l’anime triste di coloro che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo” (Inferno, Canto III, vv. 34-36). Tu, con la Tua dichiarazione siglata su quel cartello, hai voluto prendere e trasmettere una ben chiara posizione, hai voluto esprimere Tue idee!
Ma (attento!) sempre il Sommo Poeta probabilmente non sarebbe stato più tenero con Te. Ricordi? La voragine infernale è divisa in nove cerchi, nei quali i dannati sono distribuiti secondo la progressione di gravità del peccato: più si scende in basso, verso Lucifero, più Dante ritiene grave il peccato commesso. E sempre il poeta fiorentino, probabilmente, Ti avrebbe posto nell’8° cerchio (Canto XXVI), il girone infernale dove sono puniti i consiglieri fraudolenti, uomini che in vita usarono la loro intelligenza a danno degli altri. Sono condannati per l’eterno ad essere racchiusi in una fiamma: la stessa fiamma della loro genialità è diventata la loro pena e la loro prigione.
Tra questi ricorderai Ulisse che, insieme a Diomede, è il più rappresentativo tra coloro che se ne sono macchiati.
Ben tre inganni destinati a causare morte e rovina: il Cavallo di Troia, l’inganno per convincere Achille a seguirli in guerra e il furto del Palladio, la statua di Atena custodita nella rocca di Troia. Ma Dante, tramite Virgilio, si fa raccontare da Ulisse come sia morto. “Lo maggior corno de la fiamma antica” comincia allora a raccontare come non fece ritorno a Itaca ma continuò con alcuni compagni e una solo nave verso l’ignoto, volendo oltrepassare le Colonne di Ercole, confine del mondo conosciuto, dove Ercole aveva scritto “non plus ultra”, non più oltre, motto odierno ripreso in parte del Re di Spagna (plus ultra). “O frati”, dissi, “che per cento milia perigli siete giunti a l’occidente, a questa tanto picciola vigilia d’i nostri sensi ch’è del rimanente non vogliate negar l’esperïenza, di retro al sol, del mondo sanza gente” (Canto XXVI, vv. 112-117). Ulisse riesce a convincere i compagni ormai stremati a varcare quel limite, proseguendo verso sud fino a raggiungere la -montagna del Purgatorio dove un’improvvisa tempesta si alzò dal mare e colpì la prua della nave, facendola ruotare tre volte su se stessa e, infine, inabissare.
Ma vedi, questo canto di Dante su Ulisse è conosciuto per la frase del titolo di questa lettera: l’uomo di ogni tempo deve dedicare l’intera propria vita alla conoscenza.
Caro collega, bisogna comunicare bene l’incertezza e il dubbio. Distinguere e far distinguere chiaramente i fatti dalle opinioni, senza vendere false speranze ma anche senza spacciare per verità concluse quelle che sono speculazioni: è un nostro dovere etico, deontologico e, se vuoi, morale.
“Riconoscere che la situazione è in continua evoluzione. Riconoscere i punti di forza e di debolezza della scienza e spiegare che una soluzione rapida e indolore potrebbe anche non esistere. L’ottimismo fatto di arcobaleni si dimostra controproducente perché il cittadino perde la fiducia nelle istituzioni e perde fiducia nella scienza.” (Giorgio Gilestro, Imperial College London).
Collega, reputo la vaccinazione uno strumento di Libertà. Il lasciapassare verde è la verifica, non la medicina. È nostro obbligo etico e professionale ribadire SEMPRE che il vaccino non esclude la possibilità di venire contagiati, ma il comportamento individuale deve essere funzionale al bene tutelato della Società civile, riducendone i rischi.
Caro collega, la probabilità di danno equivale a essere colpito da un fulmine. Ma se stai in casa, con le finestre chiuse, non Ti piove dentro e Zeus non Ti fulmina! Ricordati che, però, puoi cascare in bagno e romperti il femore!
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